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Fisioterapia

TRATTAMENTO FISIOTERAPICO DELLA SCIATICA

La sciatica è una condizione dolorosa che colpisce molte persone influenzando la qualità della vita e limitando la mobilità. Comprendere le cause sottostanti, i sintomi associati e gli approcci terapeutici è essenziale per coloro che cercano sollievo dalla sciatica. In questo articolo, esploreremo la sciatica dal punto di vista della fisioterapia, fornendo informazioni utili per chi vive con questa condizione.

Cos’è la Sciatica?

La sciatica si riferisce al dolore che si irradia lungo il percorso del nervo sciatico, il più lungo e ampio nervo del corpo umano. Questo nervo si estende dalla parte bassa della schiena, attraversa i glutei e scende lungo la parte posteriore di ciascuna gamba. La sciatica può manifestarsi come un dolore sordo, bruciante o acuto, spesso accompagnato da formicolio o intorpidimento lungo il percorso del nervo.

 

Cause Comuni della Sciatica

La sciatica può avere diverse cause, tra cui:
Ernia del Disco Lombare: una delle cause più comuni, in cui il materiale interno di un disco spinale sporge e comprime il nervo sciatico.
Stenosi Spinale: un restringimento del canale spinale che può mettere pressione sul nervo.
Sindrome del Piriforme: irritazione o compressione del nervo sciatico a causa della contrazione del muscolo piriforme.
Lesioni o Traumi: incidenti o lesioni che coinvolgono la colonna vertebrale possono danneggiare il nervo sciatico.

Sintomi della Sciatica

I sintomi tipici della sciatica includono:
Dolore che si estende dalla parte bassa della schiena lungo il lato posteriore della gamba.
Formicolio o intorpidimento nella gamba o nel piede.
Debolezza muscolare nella gamba interessata.
Aumento del dolore durante la seduta prolungata o il sollevamento di pesi.

Approcci Terapeutici della Fisioterapia per la Sciatica

La fisioterapia gioca un ruolo chiave nel trattamento della sciatica. Gli approcci terapeutici possono includere:
Esercizi Terapeutici mirati per rinforzare i muscoli della schiena e migliorare la flessibilità.
Terapie Manuali come il massaggio terapeutico e il rilascio miofasciale per alleviare la tensione muscolare e ridurre la compressione del nervo.
Stretching specifico focalizzato sulla zona colpita per ridurre la tensione.
Istruzioni sulle Posture Corrette che possono ridurre la pressione sulla sciatica.
Terapia di calore o freddo per ridurre l’infiammazione.

 

Prevenzione e Gestione Continua

La prevenzione della sciatica può includere pratiche come il mantenimento di un peso corporeo sano, l’adozione di una postura corretta e l’esercizio regolare. Per coloro che vivono con sciatica cronica, una gestione continua attraverso la fisioterapia può contribuire a mantenere il benessere e a prevenire recidive.

Conclusione

Fisioterapista Andrea Sgambati

Affrontare la sciatica richiede una comprensione approfondita delle sue cause e una gestione mirata attraverso l’assistenza della fisioterapia. Se stai riscontrando sintomi di sciatica, consulta un fisioterapista esperto per una valutazione dettagliata e un piano di trattamento personalizzato. La fisioterapia può essere un elemento cruciale nel tuo percorso verso il sollievo dalla sciatica e il ritorno a una vita attiva e senza dolore.

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ANATOMIA E FISIOLOGIA DEL SISTEMA NERVOSO

Il sistema nervoso è un intricato network di cellule e fibre che regola ogni aspetto della nostra esperienza umana, dalla percezione del dolore al movimento muscolare. Comprendere l’anatomia e la fisiologia del sistema nervoso è cruciale per i fisioterapisti, poiché fornisce la base per valutare e trattare una vasta gamma di disturbi neurologici e muscolo-scheletrici. In questo articolo, esploreremo gli aspetti chiave dell’anatomia e della fisiologia del sistema nervoso, evidenziando l’importanza di questa conoscenza nel contesto della fisioterapia.

Anatomia del Sistema Nervoso

Il sistema nervoso è suddiviso in due parti principali: il sistema nervoso centrale (SNC) e il sistema nervoso periferico (SNP).
1. Sistema Nervoso Centrale (SNC): comprende il cervello e il midollo spinale. Il cervello è il centro del controllo, responsabile delle funzioni cognitive e delle risposte motorie. Il midollo spinale, situato all’interno della colonna vertebrale, trasmette segnali tra il cervello e il resto del corpo.
2. Sistema Nervoso Periferico (SNP): si estende al di fuori del SNC e include nervi e gangli. Il SNP controlla le attività involontarie e volontarie, come il movimento muscolare e la percezione sensoriale.

Fisiologia del Sistema Nervoso

Il sistema nervoso funziona attraverso la trasmissione di segnali elettrici e chimici tra le cellule nervose, chiamate neuroni. I neuroni sono le unità fondamentali del sistema nervoso e comprendono:
neuroni Sensoriali che trasmettono segnali sensoriali dal corpo ai centri nervosi;
neuroni Motori inviati dai centri nervosi per controllare l’attività muscolare e le risposte motorie;
neuroni Intermedi che collegano neuroni sensoriali e motori, consentendo la comunicazione tra di essi.
La comunicazione tra i neuroni avviene attraverso sinapsi, dove i segnali chimici, chiamati neurotrasmettitori, permettono il passaggio dell’informazione da un neurone all’altro.

Ruolo della Fisioterapia nell’Anatomia e Fisiologia del Sistema Nervoso

Per i fisioterapisti, la comprensione approfondita dell’anatomia e della fisiologia del sistema nervoso è fondamentale nel trattamento di condizioni muscolo-scheletriche e neurologiche. Questo comprende:
valutazione precisa per identificare disfunzioni e lesioni attraverso una valutazione dettagliata della funzione nervosa e muscolare;
panificazione di Trattamenti Personalizzati, sviluppare, cioè, piani di trattamento adattati alle esigenze specifiche del paziente, tenendo conto delle risposte neurologiche;
riabilitazione neurologica utilizzando esercizi e tecniche specifiche per migliorare la funzione motoria e la mobilità nei pazienti con disturbi neurologici;
educazione del paziente attraverso informazioni sull’ anatomia e fisiologia del loro sistema nervoso per coinvolgerli attivamente nel processo di recupero.

 

Conclusione

Fisioterapista Andrea Sgambati

L’anatomia e la fisiologia del sistema nervoso costituiscono il fondamento della pratica fisioterapica. Una conoscenza approfondita di come il sistema nervoso controlla e coordina le funzioni del corpo è essenziale per fornire trattamenti efficaci e migliorare la qualità della vita dei pazienti. Per ulteriori informazioni o per affrontare specifici problemi neurologici o muscolo-scheletrici, è consigliabile consultare un fisioterapista specializzato.

 

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FORMICOLIO AL BRACCIO

Il formicolio al braccio può essere un sintomo fastidioso e preoccupante che colpisce molte persone. Questa sensazione di pizzicore, intorpidimento o “spilli e aghi” può avere diverse cause, spesso è associata a problemi nervosi o muscolari. In questo articolo, esploreremo le possibili cause del formicolio al braccio, i sintomi associati e come un fisioterapista può essere d’ aiuto nel trattamento e nella gestione di questo problema.

Cause comuni del formicolio al braccio

Il formicolio al braccio può derivare da diverse fonti, tra cui:
Compressione nervosa: la compressione di un nervo, come il nervo ulnare o il nervo mediano, può causare formicolio nel braccio.
Sindrome del tunnel carpale: una condizione in cui il nervo mediano nel polso è compresso, portando a formicolio e intorpidimento.
Stenosi spinale: una riduzione dello spazio attorno al midollo spinale, può causare compressione nervosa e formicolio nel braccio.
Disfunzioni muscolari: problemi muscolari, come tensione o spasmi, possono influenzare la circolazione sanguigna e causare formicolio.
Traumi o lesioni: incidenti o lesioni possono danneggiare i nervi o i tessuti, causando formicolio.

Sintomi associati al formicolio al braccio

Il formicolio al braccio può essere accompagnato da altri sintomi, tra cui:

• Intorpidimento.
• Sensazioni di bruciore.
• Debolezza muscolare.
• Dolore.

Il ruolo della fisioterapia nel trattamento del formicolio al braccio

I fisioterapisti possono svolgere un ruolo fondamentale nel trattamento del formicolio al braccio. Ecco come possono aiutare:
Valutazione specialistica: un fisioterapista condurrà una valutazione approfondita per identificare la causa del formicolio e sviluppare un piano di trattamento personalizzato.
Terapie manuali: utilizzare terapie manuali, come il massaggio terapeutico, per ridurre la tensione muscolare e migliorare la circolazione sanguigna nella zona afflitta.
Esercizi terapeutici: prescrivere esercizi mirati per migliorare la forza muscolare e la mobilità, riducendo la compressione nervosa.
Tecniche di rilassamento: insegnare al paziente tecniche di rilassamento per alleviare la tensione e migliorare la circolazione.
Educazione del paziente: fornire informazioni sull’auto-gestione del formicolio e su come evitare movimenti o posture che possono peggiorare la condizione.

Conclusione

Fisioterapista Andrea Sgambati

Il formicolio al braccio può avere diverse cause, ma la fisioterapia può essere un valido alleato nel trattamento e nella gestione di questo sintomo. Se soffri di formicolio al braccio, consulta un fisioterapista esperto. Un piano di trattamento personalizzato può aiutarti a ridurre il formicolio, migliorare la mobilità e prevenire ulteriori complicazioni. La fisioterapia è una risorsa preziosa per affrontare il formicolio al braccio e migliorare la tua qualità di vita.

 

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DOLORE DELLA ZONA DORSALE

Il dolore alla parte dorsale, o dolore alla schiena, è un problema comune che può influenzare notevolmente la qualità della vita. Questo fastidio può essere causato da diverse ragioni e manifestarsi in modi diversi, ma una cosa è certa, il dolore alla schiena può avere un impatto significativo sulla mobilità e sul benessere. In questo articolo, esploreremo le possibili cause del dolore alla parte dorsale, i sintomi associati e come un fisioterapista può aiutare a ridurre il dolore e migliorare la funzionalità.

Cause comuni del dolore alla parte dorsale

Il dolore alla parte dorsale può derivare da una serie di fattori, tra cui:

Sovraccarico muscolare: sollevare oggetti pesanti o compiere movimenti ripetitivi può sovraccaricare i muscoli della schiena.
Postura scorretta: mantenere una postura scorretta durante l’attività quotidiana o sul posto di lavoro può mettere pressione sulla schiena.
Infortuni o traumi: cadute, incidenti o infortuni sportivi possono causare lesioni alla schiena.
Problemi della colonna vertebrale: problemi come ernie del disco, compressione nervosa o scoliosi possono essere cause sottostanti di dolore alla parte dorsale.

 

Sintomi associati al dolore alla parte dorsale

I sintomi del dolore alla parte dorsale possono variare da persona a persona, ma i più comuni includono:
• Dolore localizzato o diffuso nella parte dorsale.
• Rigidità muscolare o diminuzione della flessibilità.
• Dolore che può irradiare verso le braccia o le gambe.
• Sensazioni di formicolio o intorpidimento.
• Ridotta capacità di svolgere le attività quotidiane.

 

Il ruolo della fisioterapia nel trattamento del dolore alla parte dorsale

I fisioterapisti svolgono un ruolo fondamentale nel trattamento del dolore alla parte dorsale. Ecco come possono aiutare:
Valutazione specialistica: un fisioterapista condurrà una valutazione dettagliata per identificare la causa del dolore e sviluppare un piano di trattamento personalizzato.
Terapie manuali: utilizzare terapie manuali, come il massaggio terapeutico, per ridurre la tensione muscolare e migliorare la circolazione sanguigna nella zona afflitta.
Esercizi terapeutici: prescrivere esercizi mirati per rafforzare i muscoli deboli e migliorare la postura.
Educazione sul corretto movimento: insegnare al paziente come evitare movimenti e posture che possono causare dolore.
Migliorare la flessibilità e la mobilità: lavorare per migliorare la flessibilità e la mobilità della schiena e delle articolazioni circostanti.

Conclusione
Il dolore alla parte dorsale è un problema che può avere un impatto significativo sulla qualità della vita, ma con il giusto approccio, può essere gestito con successo. Se soffri di dolore alla schiena, consulta un fisioterapista esperto. Un piano di trattamento personalizzato, che potrebbe includere terapie manuali, esercizi terapeutici e consigli su stili di vita salutari, può aiutarti a ridurre il dolore e migliorare la tua funzionalità. La fisioterapia è una risorsa preziosa per affrontare il dolore alla parte dorsale e migliorare il tuo benessere generale.

 

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DOLORE AL GINOCCHIO DURANTE L’ALLENAMENTO

L’allenamento è un componente essenziale di uno stile di vita sano, ma nulla può fermare la tua routine più velocemente del dolore al ginocchio. Il dolore al ginocchio durante l’allenamento può essere frustrante e scoraggiante, ma comprendere le cause e le soluzioni può aiutarti a superare questo ostacolo. In questo articolo, esamineremo le possibili cause del dolore al ginocchio durante l’allenamento, le misure preventive e come la fisioterapia può svolgere un ruolo cruciale nel recupero e nella prevenzione.

Cause comuni del dolore al ginocchio durante l’allenamento

Il dolore al ginocchio durante l’allenamento può derivare da:
Sovraccarico: l’uso eccessivo del ginocchio senza il dovuto riposo può causare lesioni e infiammazioni.
Squat o deadlift errati: eseguire esercizi come squat o deadlift con una tecnica scorretta può mettere pressione eccessiva sulle articolazioni del ginocchio.
Iperpronazione o supinazione del piede: problemi di postura del piede possono influenzare il modo in cui il ginocchio si muove durante l’allenamento.
Infortuni precedenti: lesioni passate al ginocchio aumentano il rischio di dolore ricorrente.
Flessibilità limitata: la mancanza di flessibilità muscolare e articolare può causare tensioni e stress sul ginocchio.

Prevenzione del dolore al ginocchio durante l’allenamento

La prevenzione è spesso la chiave per evitare il dolore al ginocchio durante l’allenamento. Ecco alcune misure preventive:
Riscaldamento adeguato: assicurati di riscaldarti prima di ogni allenamento per preparare i muscoli e le articolazioni.
Tecnica corretta: impara la tecnica corretta per gli esercizi e chiedi consigli a un istruttore qualificato.
Progressione graduale: aumenta gradualmente l’intensità e il carico degli esercizi per evitare sovraccarico.
Scarpe adeguatamente ammortizzate: scegli scarpe da allenamento adeguate che supportino i tuoi piedi e le articolazioni del ginocchio.
Migliora la flessibilità e la mobilità: includi esercizi di stretching e di mobilità nella tua routine per mantenere i muscoli e le articolazioni flessibili.

Il ruolo della fisioterapia nel recupero e nella prevenzione

Quando il dolore al ginocchio si fa presente, la fisioterapia può essere la soluzione ideale. Un fisioterapista esperto può:
Valutare l’infortunio: identificare la causa del dolore e sviluppare un piano di trattamento personalizzato.
Fornire terapie manuali: utilizzare terapie manuali per ridurre il dolore e l’infiammazione.
Esercizi di rinforzo: prescrivere esercizi mirati per rafforzare i muscoli circostanti il ginocchio.
Educazione del paziente: insegnare al paziente tecniche di prevenzione e modi per evitare futuri infortuni.

 

In conclusione, il dolore al ginocchio durante l’allenamento è un problema comune ma affrontabile. La prevenzione attraverso buone pratiche di allenamento è essenziale, ma quando si verifica il dolore, non esitare a consultare un fisioterapista esperto. La fisioterapia può aiutarti a recuperare, a migliorare la tua postura e a prevenire futuri infortuni, permettendoti di tornare alla tua routine di allenamento in modo sicuro e senza dolore.

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RIABILITAZIONE DEL CROCIATO ANTERIORE

Recuperare la stabilità del ginocchio con la fisioterapia

Il legamento crociato anteriore (LCA) è una parte fondamentale dell’anatomia del ginocchio, svolge un ruolo cruciale nella stabilizzazione dell’articolazione. Tuttavia, lesioni al LCA possono verificarsi a seguito di traumi sportivi, cadute o altri incidenti. La buona notizia è che la fisioterapia può essere un elemento chiave nel processo di recupero. Aiuta i pazienti a riacquistare la funzionalità del ginocchio e tornare alle attività quotidiane e sportive.

 

Importanza del legamento crociato anteriore (LCA)

Il LCA è uno dei quattro legamenti principali nel ginocchio ed ha la funzione di impedire l’eccessivo scivolamento anteriore della tibia sul femore e di limitare la rotazione interna della tibia. E’ responsabile di evitare il movimento eccessivo tra la tibia e il femore. Questo legamento è particolarmente importante per la stabilità dell’articolazione del ginocchio durante le attività che richiedono cambi di direzione, per esempio negli sport come il calcio e lo sci dove il ginocchio è molto sollecitato. Un infortunio al LCA può causare, nella fase acuta, instabilità, dolore e limitazione funzionale dell’articolazione, quindi la capacità di partecipare alle attività quotidiane. Tuttavia i legamenti crociati non sono essenziali per avere una corretta deambulazione, il parametro veramente importante è la stabilità articolare, necessaria nella fase atletica.

Cause comuni di lesioni del LCA

Le lesioni al LCA spesso si verificano nella maggior parte dei casi in situazioni sportive che coinvolgono forti movimenti di torsione o cambi di direzione improvvisi. Gli infortuni sportivi, come il calcio, il basket e lo sci, sono spesso associati a lesioni del LCA. Tuttavia, possono anche verificarsi in situazioni non sportive, come cadute o incidenti automobilistici.

 

Fasi della riabilitazione in seguito alla ricostruzione del legamento crociato anteriore

La riabilitazione del LCA è un processo complesso che richiede tempo e impegno da parte del paziente. Le fasi comuni di riabilitazione includono:

Riduzione del dolore, dell’infiammazione e gonfiore: dopo un intervento dell’al LCA, spesso sono presenti gonfiore, rossore, dolore e diminuzione del normale range articolare. Lo scopo iniziale del fisioterapista è quello di ridurre questi parametri comuni nella fase acuta, riportando il paziente ad una condizione più normale possibile. A volte questo processo può richiedere un mese di tempo, anche perché la prima fase è la più delicata per il paziente, sia per un discorso emotivo che per la percezione del dolore. Il fisioterapista può utilizzare tecniche di riduzione del gonfiore per migliorare il comfort del paziente.

 

Recupero del ROM(range of motion) articolare, la gamma di movimento: superata la fase più difficile, bisognerà recuperare completamente il movimento dell’articolazione del ginocchio, poiché l’articolazione ha bisogno della massima articolarità per funzionare bene, è importantissimo non lasciarla incompleta se non si vuole incorrere in fastidi o problemi futuri. Questo secondo processo richiede un ulteriore mese di tempo. Il paziente lavorerà con il fisioterapista per ripristinare la piena gamma di movimento del ginocchio. Questo può includere esercizi di stretching e mobilizzazione articolare.

 

Potenziamento muscolare: sebbene il rinforzo muscolare deve iniziare dal primo giorno post intervento, arriverà il momento in cui bisognerà concentrarsi sulla forza. In seguito ad una qualsiasi operazione chirurgica, abbiamo un calo ponderale e immediato del tono di base dei muscoli. L’elettrostimolazione e il reclutamento delle fasce muscolari deve essere eseguito dal primo giorno. Un buon esercizio è come un farmaco, calma il dolore e riduce l’infiammazione, poiché richiama quelli che sono i cataboliti, ossigena il tessuto attraverso una migliore circolazione sanguigna e di conseguenza crea una sensazione di benessere immediata al paziente.

L’espressione “basta poco per stare bene”, può rappresentare l’esercizio semplice di contrazione muscolare per sentire meno dolore. Quindi arrivati alla terza fase della riabilitazione, bisognerà concentrarsi sulla forza e sulla stabilità attivando al massimo quei muscoli deficitari, fondamentali per un ritorno ad una vita sportiva e dinamica dei muscoli. Questo processo richiederà un ulteriore mese di tempo. Rinforzare i muscoli circostanti il ginocchio è essenziale per ripristinare la stabilità. Gli esercizi di potenziamento saranno parte integrante del programma di riabilitazione.

Ritorno alla funzionalità: il fisioterapista guiderà il paziente attraverso esercizi specifici per migliorare la stabilità e la coordinazione, preparandolo per il ritorno alle attività sportive o quotidiane (un altro mese).

La riabilitazione del LCA richiede pazienza e dedizione, ma i risultati possono essere molto gratificanti. La fisioterapia è una parte essenziale di questo processo, aiuta i pazienti a recuperare la stabilità del ginocchio e a vivere una vita attiva e sana.

 

Prevenzione delle lesioni

Data la percentuale molto alta di recidive sia sull’arto operato che sulla gamba controlaterale. E’ fondamentale guidare il paziente verso una continua cura del proprio corpo per ulteriori mesi. Il percorso totale deve rientrare tra i 6 e i 9 mesi di lavoro, la prima fase con il fisioterapista e l’ultima con un personale specializzato, comprendendo anche quelle che sono le esigenze e le abitudini di un paziente. È ovvio che un professionista dovrà essere seguito con molta più costanza perché sarà esposto a molteplici stimoli a differenza di chi  invece ha una routine meno dinamica. La prevenzione delle lesioni future è un aspetto importante della riabilitazione del LCA. Il fisioterapista fornirà consigli su come evitare infortuni simili.

In conclusione, il recupero dopo un infortunio al crociato anteriore richiede una solida pianificazione di riabilitazione guidata da un fisioterapista esperto. Attraverso esercizi mirati e una cura attenta, i pazienti possono tornare a godere delle attività che amano, riducendo al minimo il rischio di lesioni future. Se hai subito un infortunio al LCA, consulta un fisioterapista per iniziare il percorso di riabilitazione e recupero.
Ricorda che ogni paziente è unico, quindi è importante lavorare con un professionista della fisioterapia per sviluppare un piano di riabilitazione personalizzato che si adatti alle tue esigenze specifiche.

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Benefici della fisioterapia per il dolore lombare

Il dolore lombare colpisce circa il 95% delle persone nel mondo almeno una volta nella vita. Quindi tutti noi siamo consapevoli della fragilità del corpo a livello della colonna vertebrale e per questo l’interesse a preservarla è alto.

Più fisioterapia, meno farmaci

La fisioterapia ha il compito importantissimo di comprendere quei meccanismi per cui la schiena va in sofferenza. Ci sono tantissimi ricercatori che studiano le lombalgie e le lombosciatalgie, con l’obiettivo di trovare una soluzione al problema. Oggi abbiamo molteplici strumenti di fisioterapia, che spiegano come attraverso la riabilitazione è possibile guarire da un problema alla schiena, ma anche come mantenere i benefici nel tempo. Nel futuro, il fisioterapista sarà sempre più specializzato nelle patologie muscolo-scheletriche: mani ed esercizi  saranno mezzi utili ai fini della guarigione. L’utilizzo di farmaci, ghiaccio, o qualsiasi metodo chimico sarà sempre meno utilizzato.

In futuro saremo tutti felicemente obbligati a rivolgerci ad un fisioterapista specializzato che, tramite un’attenta valutazione, capirà il nostro problema, trovando anche la soluzione. Oggi, per esempio, ci sono tantissime tecniche di mobilizzazioni vertebrali che lavorano anche in fase acuta, e che possono miracolosamente guarire in poco tempo patologie o fastidi che sembravano invalidanti. Significa che nel futuro avremo sempre più possibilità di affrontare il problema in maniera conservativa, senza l’utilizzo di farmaci o di interventi chirurgici. Quindi la terapia manuale applicata alla fisioterapia, ovvero manipolazioni, esercizi funzionali, valutazioni soggettive, sono la cura al vero problema dei dolori di schiena.

 

La fisioterapia per patologie croniche

Il dolore cronico di origine muscolo-scheletrica senza ombra di dubbio ha bisogno di un intervento fisioterapico specializzato. Diverso è per quelle patologie croniche il cui dolore ha origine da meccanismi più centrali dove il paziente ha bisogno di approccio multidisciplinare.

Spesso vengono in studio pazienti con lombosciatalgie acute che hanno seguito delle indicazioni mediche quali: farmaci, riposo, ghiaccio, piscina. Sono consigli che, noi, nel nostro studio, avremmo valutato attentamente. Di solito quando il paziente ottempera tutte queste indicazioni, senza risolvere il problema, è molto scoraggiato. Succede molte volte che entra nel nostro studio un paziente che ha seguito tutti i consigli, anche quello del parrucchiere, indicandoci come ultima spiaggia, creandoci delle responsabilità anche più grandi di quelle che dovremmo avere. Per fortuna ci sono tanti casi in cui siamo riusciti ad aiutare il paziente risolvendo il problema alla fonte.

 

Progressi e strumenti della fisioterapia

La neurodinamica per esempio è una tecnica che utilizziamo spesso con pazienti affetti da lombosciatalgia, perché lavora direttamente sul nervo e perciò sui sintomi neurogenici. Oggi abbiamo tanti strumenti naturali per curare le patologie della colonna lombare, spesso anche più efficaci di quei rimedi che appaiono veloci ed efficaci.

La fisioterapia si specializzerà sempre di più per risolvere quelle situazioni che la medicina precedentemente non sapeva risolvere. Già in tanti paesi, come l’Australia, i fisioterapisti hanno l’autonomia nella gestione del paziente, collaborano con  gli ortopedici solamente quando il paziente è in forte rischio per la propria salute.

Quando hai male alla schiena, prima di allarmarti fai una valutazione fisioterapica specializzata per vedere quale percorso è consigliato. Dopo un’attenta diagnosi fisioterapica ci saranno due strade da seguire, o affrontare un percorso fisioterapico o quello di rivolgersi ad un altro specialista.

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FISIOTERAPIA RIABILITATIVA POST-OPERATORIA

Durante il periodo estivo o in prossimità delle vacanze estive, molti pazienti si operano programmando l’intervento, a volte invece l’intervento chirurgico è una conseguenza di un brutto infortunio e quindi non pianificato. Dopo un intervento chirurgico è necessario evitare la coagulazione del sangue, si potrebbe avere difficoltà a deambulare, se l’operazione è stata eseguita agli arti inferiori, potrebbe essere necessario indossare un tutore o una calza elastica… numerosi sono gli accorgimenti da non sottovalutare, ma una delle raccomandazioni più importanti è LA GRADUALITA’ nelle cose.

 

Post-operazione, come comportarsi

Spesso il paziente, a prescindere dall’operazione, si sente in grado di eseguire i normali movimenti o attività che svolgeva prima dell’ intervento. Il primo periodo, però, sarebbe meglio evitare, per non rovinare l’intervento del chirurgo o per evitare l’insorgere di inutili problemi. Spesso, chi si opera in estate, decide in maniera autonoma il piano riabilitativo ed è la cosa più sbagliata che si possa fare.

In alcuni casi, dopo alcune operazioni di protesi totale d’anca o interventi di ricostruzione di legamenti del ginocchio, il paziente che non ha seguito le linee guida, che ha deciso in autonomia di eseguire esercizi o peggio ancora non facendo nulla, ha riscontrato problematiche di non poco rilievo. Questo capita quando non percepiamo il dolore, quindi non sentiamo la paura di fare danni. Spesso, invece, il dolore è una buona cosa perché, essendo un allarme, ci avverte che qualcosa non va e che dobbiamo essere cauti, soprattutto durante le prime fasi post operatorie.

Le prime settimane sono cruciali! Ad esempio  per una ricostruzione del legamento crociato anteriore servono almeno 6-8 mesi prima di tornare all’attività fisica o sportiva. I primi tre mesi, ci si dovrebbe rivolgere ad un centro fisioterapico, successivamente si dovrebbe essere seguiti, in ogni caso, da una  persona specializzata nella riabilitazione. Il percorso post operatorio di una protesi totale dell’ anca, invece, necessita di almeno 4-5 mesi riabilitativi due dei quali all’interno di un centro di fisioterapia.

 

Interventi chirurgici durante l’ estate

Un grande consiglio per chi si opera in estate è, comunque, fare fisioterapia e rimandare le vacanze  per evitare, successivamente, una riabilitazione difficile e complicata. Il corpo umano durante un’operazione chirurgica è veramente debilitato, come se subisse un infortunio grave, quindi necessita del tempo per recuperare. A volte può servire anche un anno per ripristinare la normale condizione fisica, intesa come forza, trofismo e controllo e solamente con l’aiuto di professionisti possiamo veramente recuperare in maniera ottimale.

E’ errato pensare che riposando o stando a casa a far scorrere il tempo, si stia recuperando, perché non è cosi. Anzi è un atteggiamento deleterio e pericoloso. Chi sceglie o chi si opera per cause di forza maggiore, prima o durante l’estate, deve fare fisioterapia con dei professionisti del settore, anche sacrificando qualche momento di pausa, relax e vacanze per un bene maggiore che si ritroverà nel futuro.

I pazienti che hanno fatto fisioterapia dopo un anno dall’intervento chirurgico, avevano riscontrato problemi gravi come, mal di schiena, difficoltà nella deambulazione, difficoltà o dolore durante la corsa, dolori articolari generali, edemi e tutto questo perché non hanno eseguito il corretto percorso riabilitativo. Da un problema ne può scaturire un altro.

Quindi il ruolo del fisioterapista, terapista manuale od ortopedico è quello di consigliare il giusto percorso riabilitativo affinché il paziente possa tornare il più possibile ad una condizione di equilibrio e normalità.

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FISIOTERAPIA ACQUATICA E RIABILITAZIONE IN PISCINA

La fisioterapia

La fisioterapia è una branca della medicina che ha lo scopo di riportare i pazienti in uno stato di normalità in seguito ad un trauma, una patologia o un intervento chirurgico. La riabilitazione quindi può essere eseguita presso uno studio o una clinica privata, dove saranno presenti dei lettini, una palestra e uno spazio adibito per gli esercizi, oppure in acqua o meglio ancora in una piscina attrezzata.

 

Fisioterapia in acqua

In acqua non essendoci gravità, non percepiamo il peso del nostro corpo, perciò i pazienti che hanno delle limitazioni funzionali, una condizione di obesità o semplicemente un’età avanzata, avranno la possibilità di sentirsi più autonomi in un ambiente come la piscina o in mare. Infatti in acqua abbiamo la percezione che alcuni movimenti, apparentemente difficili, possono risultare più semplici anche grazie alla spinta idrostatica che ci riporterà verso l’alto.

 

 

Patologie più adatte ad una fisioterapia acquatica

Sicuramente le condizioni cardio-vascolari e respiratorie, sono le più favorite perché la circolazione sanguigna, il ritmo respiratorio e il movimento sono agevolati e permettono alle persone poco avvezze all’attività fisica di muoversi con più facilità. Tuttavia all’interno dell’acqua incontriamo una resistenza che può essere sfruttata per allenare o riabilitare il corpo, ci aiuta a rimanere a galla, ci permette di avere consapevolezza dello spazio circostanze e quindi di allenare la coordinazione e la percezione del nostro corpo.

 

Fisioterapia post-intervento chirurgico

La resistenza dell’acqua può essere sfruttata per creare ed inventarsi molteplici esercizi, con lo scopo di rinforzare la muscolatura. Ad esempio in seguito ad un intervento chirurgico agli arti inferiori, il paziente perde l’autonomia e la capacità di camminare, perciò l’acqua può essere un ottimo strumento per rieducare il paziente al ritorno a questa attività fisiologica. Il messaggio importante è quello di non consigliare la fisioterapia in acqua come parte fondamentale del percorso riabilitativo, anzi, dobbiamo essere consapevoli che essendo animali terresti, quindi abituati alla gravità, abbiamo bisogno di riabilitarci nel nostro habitat naturale.

Qualora la fisioterapia post chirurgica fosse eseguita completamente in acqua, il paziente potrebbe avere difficoltà, per esempio al ritorno ad un’attività sportiva fuori dall’acqua. Qualora fosse il contrario non ci sarebbero conseguenze deleterie, ma il pensiero moderno della fisioterapia non ha alcune controindicazioni contro la fisioterapia in acqua, ma delle linee guida che andrebbero seguite il più possibile. Quindi un ipotetico paziente potrebbe fare tranquillamente una parte della riabilitazione in acqua, senza andare incontro ad alcune conseguenze.

 

Fisioterapia in acqua, si consiglia di:

  • Verificare che la patologia che ci affligge sia adatta alla riabilitazione in acqua.
  • Fare un controllo delle comorbilità
  • Non avere ferite aperte o ancora i punti di sutura post chirurgici
  • Non avere infezioni o infiammazioni acute
  • Camminare in acqua alta se ci sono problemi di obesità, sedentarismo, caviglie gonfie, deficit di ritorno venoso, problematiche cardio-vascolari e respiratorie.
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ERNIA DEL DISCO

Ernia del disco

Ernia 

La parola ERNIA è associata automaticamente al dolore della schiena o ad un problema inguinale. L’etimologia della parola invece serve per capire con più chiarezza cosa succede all’interno del nostro organismo. L’erniazione è la fuoriuscita di una massa dalla sua posizione naturale, o meglio, quando il nucleo polposo ernia, non è trattenuto dall’anulus fiboroso che lo mantiene in sede.

Ernia del disco

Ognuno di noi potrebbe avere un’ernia del disco e non avere dolori o sintomi.  Si tratta di una degenerazione del sistema muscolo scheletrico che non riesce più a contenere all’interno della sua cavità, o zona neutra, il liquido all’interno del disco. Infatti è importante che il disco sia sempre idratato, affinché possa sostenere bene gli stimoli esterni.

Durante alcune  ricerche si è visto un disco più sano nei corridori piuttosto che nelle persone sedentarie. Il disco “teoricamente” si sposta indietro durante il movimento di flessione, verso le strutture del canale vertebrale e verso i forami, portando il disco al prolasso. invece si sposta in avanti quando facciamo il movimento di estensione della colonna.

Questa linea teorica è smentita nel momento in cui durante l’estensione del rachide, la parete anteriore del disco intervertebrale viene allungata e dunque tesa, mentre la parete posteriore viene accorciata e quindi de-tesa. Questa condizione potrebbe portare come unica via di fuga, per il disco, la direzione posteriore, contrariamente a quanto sostenuto nel modello precedente.

Se il paziente dovesse avere un’ernia posteriore, durante il movimento di estensione l’erniazione si sposterebbe ancora più indietro, andando a comprimere le strutture nervose retrostanti, per cui è necessaria un’ attenta valutazione dei pazienti perché ognuno potrebbe avere situazioni e condizioni differenti.

Movimenti del rachide

I movimenti di flessione del rachide portano il midollo ad estendersi, andando ad aumentare la tensione neurale. Le radici nervose, assumono una direzione più verticale e il forame intervertebrale aumenta la sua area del 12%, creando più spazio per le strutture al suo interno. Durante il movimento di estensione invece il midollo si accorcia e riduce il forame del 20%. Nonostante in estensione le radici nervose siano de-tese, la riduzione dello spazio del forame, associato ad un possibile spostamento all’indietro del disco intervertebrale, potrebbe provocare la compressione nervosa. I quadri clinici sono molteplici e possono verificarsi delle componenti miste, quindi il paziente ha dolore sia in flessione che in estensione.

Lombosciatalgia

Un esempio molto comune è la lombosciatalgia, in seguito alla chiusura del forame L5-S1 (il più piccolo dei forami intervertebrali). Se l’ernia dovesse comprimere la radice, creando una radicolopatia, la conduzione nervosa è bloccata nell’assone del nervo spinale o nelle sue radici, provocando ipoestesia (torpore), debolezza muscolare e/o riduzione dei riflessi, ma è bene specificare che non è un dolore radicolare. L’associazione ernia e dolore non è corretta, perché potremmo avere solamente dei sintomi silenti, oppure avere un dolore neuropatico associato, distribuito sui dermatomeri del corpo, irradiandosi al di sotto del ginocchio e, spesso, fino al piede. Quindi è molto rilevante la distribuzione dei sintomi, se dovessero essere anteriori si chiamerebbe lombocruralgia, lungo il decorso del nervo crurale (radici L4 e prossimali) invece la distribuzione posteriore, la famosa lombosciatalgia, lungo il decorso del nervo sciatico(L5-S1 ).

Radicolopatia

La radicolopatia è caratterizzata, oltre che da alterazioni di sensibilità, forza e riflessi, anche da assenza di dolore. Questa condizione si fa ancora più evidente in quadri di cronicità, in cui la sintomatologia è molto marcata, ma in assenza di dolore. Questo dettaglio è da tenere sempre in considerazione, perché l’assenza di dolore non denota un miglioramento del paziente. Il progresso del paziente può considerarsi conclamato, solamente in termini di ripresa della sensibilità, della forza e del riflesso. Tale valutazione va effettuata bilateralmente per mettere a confronto il lato patologico con il controlaterale.

Causa del dolore

Il paziente prova dolore per il fenomeno della compressione, che ha un effetto negativo sul circolo sanguigno della radice. Una piccola compressione può portare ad edema intraneurale con conseguente infiammazione e sensibilizzare della radice nervosa agli stimoli meccanici di tipo distrattivo (tensione) o di tipo compressivo.

Riassumendo:  un’ernia che comprime un nervo non causerà per forza una dolenzia, mentre una radice nervosa sensibilizzata o edematosa provocherà certamente dolore.

 

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